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Lotte femminili, dalle urne all'ufficio

“A casa non si parlava di politica: era considerata una cosa da uomini”. Eliane Martinenghi, 67 anni, di Canobbio, pensionata dal 2015, ricorda così l’atmosfera dell’inizio degli Anni Settanta

Cresciuta in una famiglia di contadini a Lamboing,
nel Giura bernese, da ragazzina Eliane vuol imparare l’inglese per fare l’hostess di terra.

Ma ha meno di 18 anni e non può andare all’estero, così decide di apprendere l’italiano, dato che conosceva già il francese (sua lingua madre) e il tedesco, imparato a casa: “Così, a 15 anni e mezzo - racconta - sono arrivata in Ticino a fare la ragazza alla pari. Per un anno sono stata da una coppia di Lucerna che con me non parlava neppure italiano! Avevo solo una mezza giornata di libero la settimana, una domenica al mese, secondo il contratto avrebbero dovuto pagarmi 110 franchi ma me ne davano soltanto 100… è stato un incubo!”. Per fortuna, Eliane è poi andata a lavorare presso un’altra famiglia. E ha finalmente imparato l’italiano e pure il dialetto ticinese, perché ha conosciuto il grande amore della sua vita, Piergiorgio, sposato nel settembre 1974. Contemporaneamente ha svolto l’apprendistato alla Posta, finendo a lavorare ai Conti correnti postali e poi come segretaria all’amministrazione a Lugano.

In quegli anni la discriminazione era evidente”, ricorda Eliane. “C’era una separazione tra uomini e donne, oggi impensabile. Ad esempio, il mio capufficio non accettava neppure che andassi a bere il caffè con colleghi uomini! Al che, un giorno ho risposto che ci andavo perché me lo pagavano loro! Tutto è cambiato quando ho iniziato così a lavorare a Posta pacchi con Mario Longinotti, un vero signore, che mi ha anche avvicinato al sindacato. Se c’era un’assemblea, ti coinvolgeva, spiegava, motivava i colleghi a partecipare. Sono andata a diverse assemblee dei delegati a Bellinzona e a Berna per grosse manifestazioni, come quella di Giù le mani dalla Posta. Quella volta è stato bellissimo, ho bei ricordi, ma ho avuto anche un po’ di paura in Piazza federale, in mezzo a tutta quella folla”.

Nel 1971, Eliane era ancora troppo giovane per partecipare alle lotte per il diritto di voto alle donne. “Sapevo che nei cantoni di Vaud, Ginevra e Neuchâtel c’era già il suffragio femminile a livello cantonale e comunale, e questo mi faceva pensare a un’ingiustizia. Ma allora non c’era modo di parlarne in famiglia. Del resto, all’epoca anche al sindacato SSFP le donne che entravano in comitato finivano a fare soltanto la segretaria o la cassiera. La discriminazione c’era anche nel sindacato”.

Grazie alle sue conoscenze linguistiche, alla determinazione e ai corsi di formazione interna della Posta, Eliane diventa addetta al recapito, sicurezza sul lavoro e responsabile scanner e Back office. Si reca spesso a Berna per discutere con i suoi omologhi di tutta la Svizzera: è sempre l’unica donna e rappresenta il Ticino, quindi una doppia minoranza. Eppure si batte affinché le riunioni inizino alle 10.15, per consentirle di raggiungere Berna con il primo treno dal Ticino, senza fermarsi a dormire il giorno prima lontano da casa.

Una piccola vittoria, per dimostrare che le battaglie delle donne non si fermano alle urne ma continuano anche sui luoghi di lavoro.

Franco Caravatti

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