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4 domande a… Elda Pianezzi, ospite all’assemblea del 22 aprile

La scrittrice parlerà di sé, del suo lavoro di traduttrice e di molto altro, al termine dell’assemblea annuale del gruppo Pensionati Ticino e Moesano.

Molti la conoscono grazie alla rubrica mensile sul quotidiano La Regione, nella quale prende spunto da piccoli e grandi eventi di attualità. Altri per i suoi romanzi Lamento dibalena e 2745 m s.l.m., pubblicati da Salvioni. Elda Pianezzi, ticinese di nascita e zurighese d’adozione, è scrittrice ma anche traduttrice e interprete, mamma di una figlia adolescente, attenta alle tematiche politiche, sociali e ambientali. Sarà lei l’ospite del gruppo Pensionati Ticino e Moesano, al termine dell’assemblea annuale in programma lunedì 22 aprile alle 15.00 al centro diurno Monteceneri di Rivera. Incontro gratuito e aperto a tutti: i familiari dei soci syndicom sono i benvenuti. Iscrizione facoltativa ma gradita con una mail a info[at]syndicom.ch per poter pianificare il rinfresco che seguirà.

I suoi romanzi raccontano le singolari indagini di Athos, responsabile di un rifugio alpino. Come mai ha scelto il giallo per esprimersi?
Eppure non mi definisco una giallista! L’idea è nata perché mi piace fare escursioni. Ricordo che ero all’Uetliberg (la collina più alta di Zurigo, a cui piace darsi arie da “montagna”) con il mio ex marito e ho pensato a un gruppo di persone intrappolate in un rifugio alpino. Poco dopo, in un’altra escursione con mia mamma, ho pensato di ambientare il tutto in un posto simile alla Leventina… anche se nei romanzi non parlo mai esplicitamente del luogo. E il giallo si è rivelato il genere giusto, con un enigma alla Agatha Christie, in una ambientazione montana. Penso che il giallo si presti anche a raccontare il mondo di oggi, come nella Zurigo multietnica che è lo sfondo di Lamento di balena… In realtà, ho scritto anche tanti altri racconti, di ogni tipo: non mi sento costretta a uno schema o a un genere.

La sua professione è quella di traduttrice, un mestiere che sta cambiando velocemente, con l’intelligenza artificiale e i programmi di traduzione automatica. Come vede il futuro della professione?
In realtà, i software per la traduzione vengono usati da oltre vent’anni e funzionano bene per testi ripetitivi, a livello medico o giuridico, per esempio. Eppure, nonostante i programmi di traduzione siano sempre più sofisticati e precisi, serve sempre l’abilità umana per i contenuti più complessi, ad esempio nelle pubblicità, per cogliere le sfumature nel passaggio da una lingua all’altra, e da una cultura all’altra. Penso che si impossibile prevedere cosa avverrà in futuro, se pensiamo che fino a un anno fa non si parlava di Chat GPT e invece ora l’intelligenza artificiale sembra ovunque…

Le condizioni di lavoro sono peggiorate?
Soprattutto per i traduttori indipendenti. Per loro si tratta di una tragedia: lavorano ormai su testi pretradotti dalla macchina e vengono pagati un decimo di quanto venivano pagati prima, che già non era molto. Lavorare nella traduzione è sempre più difficile. Qualche anno fa, avevo anche provato a lanciare un collettivo di traduttori per allargare la mia cerchia di clienti ma non ha funzionato: il mondo della traduzione è una giungla, una palude, una sabbia mobile… Per fortuna, ora ho due lavori fissi che mi permettono di vivere del mio mestiere. Tra l’altro, ora sono la responsabile della versione italiana della rivista Auguste pubblicata dall’associazione Alzheimer Svizzera. E questo mi ha reso più sensibile non solo nei confronti della malattia, ma anche alle diverse tematiche legate all’invecchiamento e alla terza età.

Di cosa parlerà il suo prossimo libro?
A dire la verità, l’ho già scritto, si tratta di un romanzo distopico la cui idea mi è venuta 5 anni fa. È ambientato nel futuro in cui ci sono stati enormi sconvolgimenti a livello climatico. I mari si sono innalzati e l’Europa è diventata uno stato totalitario, chiamato “Europa ordinata”, che va dal Nord Italia alla Svezia e da parte della Spagna fino agli Urali. Su questi confini è stato eretto un altissimo muro, per non far entrare più nessuno. E chi è senza lavoro viene espulso. Il romanzo segue quattro protagonisti che, per diversi motivi, vanno al di là del muro alla ricerca di plastica. Dato che non ci sono più idrocarburi, essa è diventata importantissima, anche perché serve a creare organi artificiali… L’ho terminato quattro anni fa e al momento lo sto perfezionando insieme a una editor, per prepararlo alla pubblicazione. Presto potrebbe diventare realtà! (sorride).

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