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Marina Carobbio si racconta

La Consigliera agli Stati ticinese sarà l’ospite dell’Assemblea dei pensionati syndicom Ticino e Moesano, il prossimo 28 aprile alla Casa del Popolo a Bellinzona

Breve introduzione del responsabile del sito: visto che oggi martedì 8 marzo ricorre la Giornata internazionale della Donna, ho pensato bene di pubblicare l’intervista dedicata alla nostra ospite signora Marina Carobbio proprio in questa data rivolgendo gli auguri di rito anche a tutte le Donne del Mondo (ef)
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Da bambina, Marina Carobbio sognava di fare l’astronauta. Invece di fare due passi sulla Luna, è finita nella “Sala dei passi perduti”. In Parlamento dal 2007, dal 2019 è la prima ticinese eletta al Consiglio degli Stati
“Vero - sorride - da piccola volevo fare l’astronauta. Invece ho poi studiato medicina - racconta - e sono diventata medico di famiglia, perché mi piace ascoltare i pazienti: mi raccontavano del figlio senza lavoro, delle difficoltà di arrivare a fine mese… E questo mi ha aiutato anche in politica”.

Per chi sta a Palazzo, è importante tastare il polso…
Ho dato una mano presso lo studio medico durante il lockdown, ma ho lasciato l’attività perché è difficile conciliarla con la presenza a Berna. Ho ridotto progressivamente e interrotto quando sono diventata presidente del Consiglio nazionale. E questo mi spiace, anche se continuo a occuparmi di sanità dal punto di vista politico, all’interno di diverse commissioni e nelle associazioni di cui faccio parte. Per chi sta a Berna è importante ascoltare la popolazione. Per questo accetto volentieri gli inviti ad incontri pubblici, come questo dei pensionati di syndicom Ticino e Moesano.

Come si è avvicinata alla politica?
Con un padre come il mio (Werner Carobbio, quasi un quarto di secolo in Consiglio Nazionale - ndr), in casa si respirava politica. E anche mia madre era molto attiva nel movimento delle donne. Perciò è stato naturale entrare nei movimenti studenteschi e femministi e interessarmi alla cooperazione allo sviluppo, tema che mi interessa ancora oggi. E sono stata eletta in Gran Consiglio a 25 anni. Certamente, il cognome ha influito nell’elezione, ma all’inizio ho dovuto dimostrare di avere le mie idee e opinioni. È ciò che accade spesso alle donne che vengono viste come “moglie di”. Io ero invece “figlia di”...

Cosa la distingue da suo padre?
Sono più le cose che ci accomunano: la stessa passione, gli ideali, il mettersi in discussione e l’approfondire i dossier. Lo vedevo arrivare a casa con questi dossier enormi e iniziare a studiarli! Forse sono più pragmatica, anche se non so se questo possa essere visto come un vantaggio o un difetto.
Certo è che i tempi sono cambiati. Allora c’erano grandi ideali. Ora, spesso, si parla più di persone che di idee anche se tra i giovani ci sono progetti e visioni per una società giusta e solidale…

Nelle battaglie di quest’anno si parla di AVS, quali saranno le sfide?
AVS21 e la riforma del 2° pilastro rappresentano una riflessione importante sul tipo di società e di socialità che vogliamo nel nostro futuro. AVS21 è una riforma fatta sulle spalle delle donne, che già sono penalizzate sia durante la vita lavorativa che durante la pensione. E un Sì a questa riforma aprirebbe le porte a un aumento generalizzato dell’età pensionabile. La difesa dell’AVS è nell’interesse dei giovani: non bisogna cadere nella trappola del conflitto generazionale!
Rafforzare l’AVS è una battaglia per tutti, per coloro che svolgono lavori precari o nuove forme di lavoro sulle piattaforme, per i piccoli indipendenti, per chi lavora nella cultura. Ed è nell’interesse dei giovani che non possono permettersi una previdenza privata e che non riusciranno a pagarsi il terzo pilastro.

Intervista a cura della Redazione

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